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Riabbracciarsi

    Alimentazione e immagine corporea trovano una forte connessione la dove il cibo assume valore simbolico-emozionale di nutrimento affettivo e relazionale legandosi ad episodi vissuti o futuri, e percezioni della propria identità e della propria corporeità, cioè dell’immagine corporea. 

    Il peso e l’immagine corporea, ovvero come ci vediamo, sono due fattori che tutti noi consideriamo nel momento in cui ci ci guardiamo allo specchio.

    Basta pensare a quando si mette su qualche chilo dopo le feste o dopo una gravidanza. Cosa può succedere? Non ci piacciamo e pensiamo subito al peso e ai chili in più. Rimane tuttavia molto sottile il confine tra un giudizio coerente tra peso e l’immagine riflessa allo specchio ed invece la dis-percezione corporea che abbiamo di noi stessi.

    Riacquistare il valore del cibo, non come strumento per plasmare o controllare il corpo, ma come mezzo efficace delle relazioni e degli affetti oltre che della costruzione del proprio benessere psico-fisico, è forse anticonformista rispetto a quanto affermano i mass media attuali, ma certamente più in linea con ciò che corpo e mente richiedono.

     

    La dispercezione corporea è quella condizione per cui l’immagine del corpo allo specchio risulta alterata: iniziamo a vederci in sovrappeso quando in realtà non lo siamo oppure tendiamo a focalizzare l’attenzione su un preciso difetto fisico che alla lunga diventa ossessionante e intollerabile. Talvolta riguarda un preciso organo (es. naso, orecchie, piedi) altre volte è legata a parti del corpo che possono risentire di una variazione di peso (gambe, seno, addome, braccia).

    Tutto ciò provoca un un malessere tale da far agire in senso univoco la persona. Il primo pensiero è sempre il dimagrimento: l’associazione che fa chi soffre di dispercezione è che ad un peso più basso (e quindi con un corpo più magro) quel difetto sparirà o sarà meno accentuato e quindi, finalmente, si piacerà.

    In quest’ottica, ci tengo a sottolinearlo, il primo passo dovrebbe essere un percorso psicoterapico. Analizzare solo l’influenza del peso non è la chiave di volta.

    Spesso ci si rivolge al Web per cercare diete fai-da-te estremamente restrittive (in alcuni casi addirittura alla chirurgia estetica).

    Queste diete squilibrate ed enormemente restrittive espongono chi è già fragile al rischio di sviluppare disturbi del comportamento alimentare. Queste scelte non portano a cambiamenti positivi rispetto alla percezione dell’immagine corporea, anzi ne aggravano quella componente emotiva aggiungendo la frustrazione di una mancata tregua con lo specchio nonostante l’estenuante sacrificio di questo tipo di dieta.

    E’ chiaro allora come il grado di motivazione e determinazione nell’ottenere un risultato, le capacità che attribuiamo a noi stessi e le esperienze passate, interferiscono in maniera determinante nel modo in cui ognuno di noi affronta ogni situazione.

    Nello specifico possiamo affermare che il comportamento alimentare è il risultato delle esperienze vissute che hanno generato abitudini e pensieri errati, che ostacolano i nostri obiettivi, che siano essi per la perdita di peso o altro.

    Qual è allora l’approccio giusto?

    La semplice prescrizione di una dieta ipocalorica deve essere abbandonata.

    Partiamo da questo presupposto.

    Seguire passivamente dei consigli imposti è infatti del tutto improduttivo, se non vengono modificati parallelamente anche gli atteggiamenti cognitivi e comportamentali che hanno portato ad un eccesso di peso. Un approccio di tipo educativo ed informativo, che miri ad eliminare gli atteggiamenti sbagliati e a sostituirli con altri più funzionali è pertanto l’unico modo per poter ottenere dei risultati duraturi.

    Secondo il Modello di Bennet (vedi immagine), in assenza di un modello educativo, la probabilità di fallire è elevatissima.

    Le “industrie delle diete” diffondono il messaggio che dimagrire è una cosa semplice, ottenibile in poco tempo e con pochissimi sforzi. Questa errata convinzione, insieme al desiderio di ottenere un peso irrealistico, genera un circolo vizioso che porta ciclicamente alla perdita di controllo, al recupero dei chili persi e alla perdita di fiducia verso se stessi.

    L’importanza della BILANCIA DECISIONALE

    La Bilancia decisionale è una tecnica per confrontare i costi e benefici di un cambiamento, in questo caso comportamentale. Riflette, pertanto, il peso che ognuno di noi attribuisce ai pro e contro del cambiamento e contribuisce a valutare il grado di motivazione.

    Non deve rimanere una cosa superflua, ma deve aiutarci ad acquisire consapevolezza di fronte agli svantaggi dell’eccesso di peso, e al tempo stesso osservare i benefici che potremmo ottenere.